that was created to extend the scope of artistic research to a new
medium, wallpaper.
The idea of involving international artists for an open confrontation
with wallpaper, a medium usually dedicated to interior decoration,
was born to satisfy two needs: to extend the possibilities of representa-
tion an art work within a space; to propose art as an integrated
element of everyday life in order to experience it in a more intimate,
domestic and profound way.
The project, characterised by a phenomenological approach, aims to
relate the artistic gesture to the variable and unpredictable manifes-
tation of reality. Space and time go out of the artist’s control to allow
their chosen sign to expand and harmonise in every context confirming
its aesthetic and formal balance.
The work becomes a wall, it becomes “habitable”, an integral part of
the architecture. Reflection on the concept of the work of art/project
and its domestic application has a long history, starting in Italy at
the end of the 1930s and looking to Gio Ponti, theorist and promoter
of an integrated vision of art and architecture, but even earlier to
the example of Mario Sironi and his dining room in the Casa Museo
Boschi Di Stefano.
Turning our gaze to the needs of our contemporary world, another
aspiration of the research conducted in CARTEdition lies in the
desire to strive for a cultural and value-based regeneration of
society. At a time when the home has long been the sole reference
point for our days, the artists’ experimentation opens up new
solutions for contemporary living.
In confirming their own peculiarities, the authors involved have one
thing in common, they place their work in constant relation with the
surrounding environment, an open and evolving dialogue. Their
relationship with wallcovering, on the other hand, is different: from
the experience of Francesco Simeti and Donatella Spaziani in which
wallpaper often becomes a constructive element of their work; to
dedicated situations by Fabrice Hyber, Riccardo Previdi and Patrick
Tuttofuoco; to an initial encounter, based on previous reflections, by
Labinac and Liliana Moro.
The results are unique and the techniques for achieving them various,
a proof of ability and vision for Wall&decò, which has been able to
read the artists’ needs, pushing the company’s know-how towards new
potentialities in a creative and constructive exchange.
Mi piace definire la percezione di questo succedersi di compo-
sizioni e ricomposizioni di glifi come una formalissima espo-
sizione d’arte oppure come un intrigante intreccio letterario,
argomento di un’opera narrativa o drammatica, seppur visi-
va. Questo atlante ricchissimo è scandito in capitoli inscindibili
gli uni dagli altri, ciascuno dei capitoli è espresso attraverso
improvvise complicazioni della vicenda o per mezzo di macchi-
nosi dipanamenti della matassa. La teoria di monili organizzati
in lesene (Patrick Tuttofuoco) si presenta come una natura
morta in grado di ricostruire percorsi comportamentali proce-
dendo a ritroso nel tempo con l’intento di significare dinamiche
relazionali, di ricostruire gesti perduti. Così le impronte di
oggetti emozionali, anche se emotivamente dirompenti, sono
scagliate e stagliate su una superficie per accendere momenti
salienti della vicenda o delle vicende (Labinac) avviluppa-
te intorno ad un filo rosso, un confine tra prefigurazione e
azione. Presenze non stabilizzate ma idealmente suscettibili a
continui mutamenti (Riccardo Previdi), aggregazioni energe-
tiche, coinvolte in una forma pensiero in grado di disgregarsi
e ricombinarsi come la monumentalità che anela ad essere
ieratica, granitica, quella di simboli antichi, posti alla mercè
degli eventi, in una nuova frizione rispetto alla quale sono chia-
mati a resistere. Come i maestosi ciclopi diseredati e proiettati
in una natura estranea (Fabrice Hyber) per una pittura che
si fa terreno di incontro tra manualità e concetto, spinti verso
un possibile equilibrio. Questa ritrovata pacificazione è spiata
da infiniti occhi (Francesco Simeti) che attraverso una sottile
ironia esprimono un legame diretto tra uomo e natura che è sia
pagana sia pastorale con tanto di studio della primordialità ed
analisi delle passioni e delle emozioni trasmesse dalle texture
di svariate dimensioni e fogge, ventaglio di stili sostenuti da
perizia tecnica e da un’idea dell’arte che cerca in sé i motivi
della propria esistenza. Tali motivi consistono nel piacere di
una composizione finalmente sottratta alla tirannia della novità
(Donatella Spaziani) e anzi affidata alla capacità di utilizzare di-
verse maniere per arrivare all’immagine. Questi elaborati visivi
si collocano entro una catena di rinvii, apparentemente riferita
ad una presunta oggettività univoca. L’intreccio dei segni in
cui la verità via via si configura (Liliana Moro), aperta ad un
cammino infinito, chiama in causa questioni di ordine non solo
epistemologico ma anche etico.
I like to define the perception of this succession compositions
and re-compositions of glyph either as a formal art exhibition
or as an intriguing literary plot, the subject of a narrative or
dramatic work, albeit a visual one. This rich atlas is divided
into chapters that are inseparable from each other, each chapter
expressed through sudden complications of the story or by means
of an intricate unravelling of the skein. The theory of jewellery
arranged in pilasters (Patrick Tuttofuoco) is presented as a still
life capable of reconstructing behavioural paths going backwards
in time with the intention of signifying relational dynamics, of
reconstructing lost gestures.
Thus the imprints of emotional objects, even if they are emo-
tionally disruptive, are hurled and silhouetted on a surface
to illuminate salient moments of the event or events (Labinac)
wrapped around a common thread, a borderline between prefig-
uration and action. Presences that are not stabilised but ideally
susceptible to continuous change (Riccardo Previdi), energetic
aggregations, involved in a thought form capable of disintegrat-
ing and recombining, like the monumentality that yearns to be
hieratic, granite, like that of ancient symbols, placed at the mercy
of events, in a new friction against which they are called upon
to resist. Like the majestic Cyclopes disinherited and projected
into an alien nature (Fabrice Hyber) for a painting that becomes
a meeting ground between manual skill and concept, pushed
towards a possible equilibrium. This newfound reconciliation is
spied on by infinite eyes (Francesco Simeti) which, through subtle
irony, express a direct link between man and nature that is both
pagan and pastoral, with a study of primordiality and analysis
of the passions and emotions conveyed by textures of various siz-
es and shapes; a range of styles supported by technical expertise
and an idea of art that seeks in itself the reasons for its existence.
These motives consist in the pleasure of a composition finally
removed from the tyranny of novelty (Donatella Spaziani) and
indeed entrusted to the ability to use different ways of arriving
at the image. These visual works are placed within a chain of
references, apparently referring to a presumed univocal objec-
tivity. The interweaving of symbols in which truth gradually
takes shape (Liliana Moro), open to an infinite path, calls into
question not only epistemological but also ethical issues.
contemporanea che nasce per allargare l’ambito di ricerca
artistica ad un nuovo medium, la carta da parati.
L’idea di coinvolgere artisti internazionali per un libero con-
fronto con il wallpaper, strumento solitamente dedicato alla
decorazione di interni, è nata per soddisfare due necessità:
estendere le possibilità di rappresentazione dell’opera nello
spazio; proporre l’arte come fattore integrato alla quotidia-
nità per viverla in modo più intimo, domestico e profondo.
Il progetto, caratterizzato da un approccio fenomenologico,
punta a relazionare il gesto artistico con il manifestarsi varia-
bile e imprevedibile della realtà. Spazio e tempo escono dal
controllo dell’artista per lasciare che il suo segno si espanda
armonizzandosi in ogni contesto a conferma del suo equili-
brio estetico e formale.
L’opera si trasforma in parete, diventa “abitabile”, parte
integrante dell’architettura. La riflessione sul concetto di
opera/progetto e sulla sua declinazione domestica ha una
lunga storia che parte in Italia alla fine degli anni Trenta
e guarda a Gio Ponti, teorico e promotore della visione
integrata tra arte e architettura, ma ancora prima all’e-
sempio di Mario Sironi e alla sua sala da pranzo di Casa
Museo Boschi Di Stefano.
Volgendo lo sguardo alle esigenze della nostra contem-
poraneità, un’altra aspirazione della ricerca condotta in
CARTEdition sta nella volontà di tendere ad una rigene-
razione culturale e valoriale della società. In un periodo in
cui la casa è stata per lungo tempo il riferimento unico delle
nostre giornate la sperimentazione degli artisti apre a nuove
soluzioni dell’abitare contemporaneo.
Nella conferma delle proprie peculiarità gli autori coinvolti
hanno un elemento in comune, pongono l’opera in rapporto
costante con l’ambiente circostante, un dialogo aperto e in
evoluzione. Diverso invece è il trascorso con il wallcovering:
dall’esperienza di Francesco Simeti e Donatella Spaziani in
cui la carta diventa spesso elemento costruttivo dell’opera;
a situazioni dedicate di Fabrice Hyber, Riccardo Previdi
e Patrick Tuttofuoco; ad un primo incontro, sulla base di
riflessioni pregresse, di Labinac e Liliana Moro.
Unici fra loro i risultati e varie le tecniche per raggiunger-
li, una prova di abilità e di visione per Wall&decò che ha
saputo leggere le necessità degli artisti spingendo il know-
how dell’azienda verso nuove potenzialità in uno scambio
creativo e costruttivo.
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