Versione in miniatura della “Seated Ballerina” – qui in acciaio inossidabile lucido.

Foto: Seated Ballerina, 2010 – 2015 ©Jeff Koons

Manhattan, primavera 2017. Davanti al Rocke-

feller Center si è fatta spazio un’enorme figura fem-

minile riempita d’aria. Rilucente corpo argenteo, una

bionda coda di cavallo, occhi azzurri e labbra rosse.

Impossibile non notarla, carica di cliché e alta ben

14 metri. Per realizzare la sua gigantesca “Seated

Ballerina”, dice, si è lasciato ispirare da una prece-

dente statuetta di porcellana.

E se si domanda a Jeff Koons quali siano

i contenuti e i messaggi della propria arte, il sessan-

taduenne rimane alquanto taciturno, alimentando a

maggior ragione la fervente discussione circa la legit-

timità artistica dei suoi lavori. Le sue opere sono prive

di significati celati e non esprimono critiche specifiche,

afferma Koons.

Dove nulla è celato, la qualità della superficie

diventa saliente. E per lui affascinante. Attraverso i

riflessi dei materiali utilizzati, Jeff Koons conferisce

alle proprie sculture un effetto particolare. “Il riflesso

riproduce l’energia vitale”, ha recentemente dichiara-

to l’artista a proposito della ballerina. “Si tratta di

contemplazione e ciò che significa essere un essere

umano. È un’opera pregna di speranza.”

“Amo le superfici

a specchio, esaltano

il loro contesto.”

JEFF KOONS

SCEGLIERE IL MATERIALE GIUSTO È CRUCIALE

PER LA CREAZIONE DI OGGETTI STRAORDINARI.

L’ACCIAIO È PLASMABILE SECONDO TUTTE

LE REGOLE DELLA TECNICA E OFFRE INFINITE

POSSIBILITÀ PER LA LAVORAZIONE

SUPERFICIALE – DALLA VERNICIATURA

A SPECCHIO ALLA SMALTATURA.

UN TERMOCONDUTTORE NON SOLO BELLO

A VEDERSI, MA ANCHE PIACEVOLE AL TATTO.

Già in precedenti serie di lavori Koons era ri-

corso all’uso di materiali brillanti e superfici riflettenti.

Nella serie “Luxury & Degradation” (1986) l’artista,

laureato al Maryland Institute College of Art, si era

affidato all’acciaio, un materiale in grado di elevare

banali oggetti decorativi – come auto in miniatura o

modellini di treni – al rango di prodotti di lusso pas-

sando per una superficie estremamente lucida.

Benché i maggiori successi siano in seguito

arrivati grazie a oggetti altamente brillanti, negli anni

‘90 Jeff Koons si era rivolto a materiali e superfici

diversi. Koons assestò il colpo maestro quando nel

1992, contestualmente alla grande mostra interna-

zionale di arte contemporanea documenta IX, pur non

essendo stato invitato come artista presentò presso

il castello di Arolsen, a poca distanza da Kassel, il suo

“Puppy”. Il grazioso cucciolo, alto quanto un edificio,

era ricoperto esternamente con fiori e piante.

Per la realizzazione delle sue grandi sculture

l’artista impiega spesso molti anni. Per Michelle Kuo,

redattore capo della rivista Artforum, Koons accelera

l’evoluzione tecnica come nessun altro. Anche Scott

Rothkopf, curatore di una grande retrospettiva presso

il Whitney Museum di New York, vede in Koons un

innovatore che esplora, attraverso l’uso di materiale

e processo produttivo, l’incontro di forze culturali. Ma

l’artista smentisce: “la tecnologia è uno strumento.”

Sicuramente una buona dose di understate-

ment, visto l’amore per il dettaglio, o addirittura perfe-

zionismo, con cui opera. E se per realizzare il modello

del “Balloon Dog” (1994 – 2000) Koons lavorava an-

cora con la tradizionale tecnica della scansione a luce,

per l’iperrealistica estetica della “Balloon Venus”

(2008 – 2012) si è servito della moderna tomografia

computerizzata.

Dal modello in scala 1:1 alla scultura finita,

la strada è tuttavia ancora lunga. Per costruire le

sue opere, pesanti fino sette tonnellate, Jeff Koons

26

PERFETTO PER L’ARTE

E IL DESIGN: L’ACCIAIO.