Le acque di scarico provenienti dalle diramazioni, confluendo
nella colonna, e precipitando verso il basso, creano il cosiddetto
“Pistone idraulico”.
Pertanto un flusso di scarico di una certa consistenza (ad esempio
quello generato da una cassetta di risciacquo per wc), crea il
pistone idraulico, e il suo flusso genera due zone distinte all’interno
della colonna di scarico: una zona di pressione positiva a valle del
flusso di scarico (aria compressa) ed una zona di depressione o
pressione negativa a monte (aria aspirata).
Pistone idraulico: massa di acque reflue che, scendendo lungo
una colonna di scarico, provoca uno schiacciamento dell’aria
sottostante (zona di pressione positiva) ed un risucchio d’aria nella
zona soprastante (zona di depressione o pressione negativa).
Pertanto, possiamo dire che l’aria gioca un ruolo fondamentale
nella caduta dell’acqua e negli impianti di scarico.
L’acqua in caduta nel vuoto, cioè in assenza di atmosfera, subisce
un’accelerazione di velocità legata alla forza di gravità (g) e al disli-
vello (H), come descritto da una precisa legge fisica:
v = √ (2gH)
dove:
v=velocità;
g=9,8 m/sec (forza di gravità);
H=dislivello in metri
Quindi, in assenza di atmosfera, la velocità dell’acqua in caduta
aumenta via via che aumenta H, cioè via via che l’acqua si allon-
tana dal punto di partenza.
Sulla base di questo principio, un errore abbastanza comune è
quello di pensare che negli edifici di altezza considerevole, come
ad esempio i grattacieli, l’acqua in caduta nelle colonne di scarico
possa raggiungere velocità talmente elevate da provocare rotture
al piede di colonna.
In realtà, in presenza dell’atmosfera, basta osservare una cascata
per rendersi conto che l’acqua in caduta libera non subisce un’ac-
celerazione costante: ad un certo punto, per effetto dell’attrito
con l’aria, il flusso di acqua in caduta si “nebulizza” allargandosi e
stabilizzando la propria velocità.
Flusso turbolento e flusso anulare: analogamente a quanto
succede per una cascata, in una colonna di scarico il flusso di
acqua in caduta (flusso turbolento), dopo pochi metri, tende ad
allargarsi per la resistenza dell’aria e ad “incollarsi” alle pareti del
tubo formando una specie di “camicia d’acqua” che trascina verso
il basso un nucleo centrale di aria (flusso anulare).
Per un dislivello contenuto, cioè fino a 2 piani (circa 6 mt), si può
parlare di “flusso turbolento”: il pistone idraulico coincide con una
massa di acqua e aria che occupa praticamente l’intera sezione
della tubazione. Per dislivelli maggiori (oltre i 2 piani - 6 mt) si parla
invece di “flusso anulare”, con un pistone idraulico “a camicia”
(cioè forato al centro, con l’acqua “incollata” alle pareti della
colonna) che trascina verso il basso un cilindro d’aria centrale.
In entrambi i casi si ha comunque uno schiacciamento dell’aria
nella zona a valle (compressione) ed un risucchio d’aria nella zona
a monte (depressione). Ciò che cambia è la velocità del flusso di
scarico. In regime turbolento il flusso di scarico può raggiungere
una velocità di circa 13-14 mt/sec in prossimità della braga imme-
diatamente successiva al punto di immissione. Ma dopo circa due
piani, a causa della resistenza dell’aria e dell’attrito con le pareti
della colonna di scarico, la velocità di caduta dell’acqua subisce
un rallentamento per stabilizzarsi ad un valore di circa 10 mt/sec,
assestandosi così, ad un regime anulare.
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