L’applicazione più semplice è data nella sostituzione dagli impianti funzionanti in bassa temperatura in unità
immobiliari di dimensioni standard, fino a 120-150 m2, nei quali il generatore di calore a condensazione va in
integrazione alla pompa di calore all’interno di un range di temperatura, o funziona in maniera esclusiva al di sotto di
una certa temperatura esterna. In questo modo si ottimizzano i costi di funzionamento del sistema.
Ad esempio sappiamo che in particolari condizioni esterne tutti i generatori in pompa di calore “soffrono” condizioni di
sbrinamento e richiedono di assorbire energia dagli impianti climatizzazione per eliminare il ghiaccio che si sta formando
sul pacco lamellare esterno. In tali condizioni si ferma la pompa di calore o si manda in funzionamento contemporaneo il
generatore a gas a condensazione.
Normalmente si ottiene il funzionamento 80-20 ovvero per il 80% il fabbisogno annuo viene soddisfatto dalla PDC, e
per il restante si avrà il funzionamento del generatore a condensazione.
Nel caso invece di edificio esistente con terminali ad alta temperatura la condizione si complica, le condizioni per
l’applicazione dell’ibrido passano per:
a) Mera sostituzione del generatore esistente;
b) Sostituzione del generatore ed intervento sui terminali di emissione (che vengono integrati, sostituiti al fine di
ridurre la temperatura di mandata);
c) Sostituzione del generatore isolamento dell’involucro ;
d) Sostituzione del generatore isolamento dell’involucro e intervento sui terminali di emissione.
A seconda dell’applicazione, avremo un funzionamento del sistema variabile dal 10-90 (ovvero il 10% del fabbisogno
stagionale è coperto dalla pompa di calore) ad un 60-40 ( ovvero un 60% del fabbisogno è soddisfatto dalla pompa di
calore) .
Ad esempio, nel caso di un edificio esistente in cui viene sostituta una caldaia con un sistema ibrido, con terminali ad
alta temperatura, ove la temperatura di mandata alle condizioni di progetto sia ben al di fuori del campo di lavoro della
pompa di calore, a titolo di esempio consideriamo -7°C/65°C di mandata.
Sulla caldaia a condensazione verrà impostata una curva climatica tale da soddisfare la richiesta dell’impianto sino ad una
temperatura di mandata (temperatura esterna) di 50°C. Da quel momento la caldaia andrà in OFF e gestiremo la pompa
di calore con una nuova curva climatica più morbida, da 50° a 45°C all’aumentare della temperatura esterna. Il punto di
CUT OFF (bivalenza) dipenderà da diversi fattori, in particolare la tipologia dei terminali di emissione. Radiatori di ghisa
porteranno a spegnimenti della pompa di calore per temperature esterne attorno ai 10°C, radiatori di alluminio attorno
agli 8°C e radiatori di acciaio attorno ai 7°C, in condizioni standard.
Nella pagina seguente riportiamo i grafici consigliati per il sistema Easy Hybrid al variare della tipologia di sistema di emissione.
Si pone ora in evidenza l’importanza del corretto
dimensionamento della pompa di calore negli impianti
ibridi, in quanto l’approccio corretto consiste nel
considerare la caldaia come back-up per coprire i momenti
di massimo fabbisogno, e non considerarlo come il
generatore di calore principale supportato dalla pompa di
calore solo in limitati periodi di tempo.
Le pompe di calore Biasi tuttavia si caratterizzano per
l’elevata efficienza anche alle più rigide condizioni
operative (campo di lavoro con temperature esterne
sino fino a -25°C) e consentono, perciò, di massimizzare
il contributo da fonti rinnovabili anche nel caso di
sostituzione di sistemi esistenti indipendentemente dal
fatto che siano dotati di terminali radianti o terminali ad alta
temperatura.