I

l Libro delle Piastrelle è un progetto “fatto a mano”...

perché ricorda un diario, “scritto e disegnato a mano”,

legato ad una storia, ancora attuale.

Dialogo tra Aldo Colonetti e Gillo Dorfles.

“I

l Libro delle Piastrelle” racconta una storia vera che ha le proprie radici in un territorio, unico

e straordinario: Vietri sul Mare, Cava dè Tirreni, Salerno e soprattutto una cultura del fare e

del progettare che da questo luogo è partita per un lungo viaggio nel mondo, sempre riconoscibile

perché i protagonisti appartengono a una tradizione e a una sensibilità, non replicabile altrove.

Ne parliamo con Gillo Dorfles, filosofo, artista e grande protagonista dell’arte, del design e

dell’architettura; ma in questo caso, conoscitore da sempre e visitatore di questa terra, per

lavoro, per vacanze nel suo Cilento, e ispiratore “militante” della rinascita di Salerno, una

vera e propria capitale dell’architettura internazionale, oggi; un p

ò la nostra Barcellona.

La ceramica, per Dorfles, rappresenta una attività, anche esperimentata direttamente, qui

come in altre regioni italiane, sempre al centro delle proprie attivit

à di critico e storico delle arti.

Dall’argilla al disegno, attraverso processi antichi, comunque sempre attuali perché questo materiale

particolare porta con sé l’impronta della mano dell’uomo.

A

LDO COLONETTI: Gillo, questo è un libro che racconta una storia, ma nello stesso tempo

costituisce una sorta di catalogo che partendo dagli elementi di base, i formati, i colori, le rifiniture

delle superfici, presenta una filosofia dell’abitare con una serie di progetti realizzati. Si potrebbe, in

questo caso, riprendere un tuo concetto fondamentale, ovvero il design come archeologia del futuro?

G

ILLO DORFLES: certamente, il “Libro delle Piastrelle” mette al centro un’idea che

da anni difendo e cerco di diffondere: l’uomo ha la necessità di creare oggetti che siano

forniti di un alto potenziale simbolico, così da poter emergere dalla marea degli altri prodotti,

“spendibili” senza limite. Le ceramiche di questo libro parlano il linguaggio del “pezzo unico”,

caldo, fatto a mano, flessibile alle nostre “oscillazioni del gusto”, all’interno però di una storia

originale, legata a un territorio e quindi a una cultura, portatrice di un’espressione simbolica,

e dell’abitare in generale, che ritroviamo solo in questo straordinario paesaggio italiano.

Territorio che frequento da anni, a cui riconosco una propria originalità, in tutti gli aspetti del

fare e del creare: dalla ceramica al cibo, dall’architettura tradizionale alla forme più avanzate

dell’arte contemporanea,

fino ad arrivare alle attività culturali ed accademiche, le sue università.

Insomma, anche la Ceramica Vietrese non può fare a meno di parlare questo linguaggio che

viene da lontano e che ritroviamo in questa sorta di autobiografia: da qui la sua autenticità.

A

LDO COLONETTI: il libro, come vedi, è organizzato per capitoli, ciascuno dei quali ha un proprio

titolo, allusivo, da un lato, alle pratiche pittoriche e ai corrispondenti linguaggi cromatici e,

dall’altro lato, capace di costruire, progressivamente, una sorta di manuale d’uso, attraverso una serie

di interventi realizzati, il tutto senza mai dimenticare il tratto a matita, appunto il “fatto a mano”. Il

disegno al centro, anche l’imperfezione della mano, rispetto alla “macchina”, come valore dominante.