Carlo Mollino (1905-1973) is a
source of fascination, and his work
is deliberated and celebrated. Such
was not the case in 1981, however,
when Aurelio Zanotta decided to
put his Fenis alpine chair into
production. The striking design,
crafted from solid wood. was created
specifically for Mollino’s office
in Castello del Valentino–the head
offices of Turin Polytechnic–where
he had worked as a Professor of
Architectural Composition since 1953,
and later, as the rector.
Fenis’s sinuously curved back
and splayed legs seemed almost
anachronistic in the late Fifties,
but the chair’s singular and timeless
design was hailed as a triumph upon
its re-release in the early Eighties.
Carlo Mollino’s design displays an
arabesque of anatomical lines and
undulating trajectories evocative of
ski tracks on snow, or the flight path
of an acrobatic plane. It is precisely
this timelessness that Zanotta has
continued to pay homage to for nearly
four decades.
To truly understand and recognize
Mollino’s brilliance as a designer
requires a wide view. Together with
the cabinetmaker and craftsman, he
collaborates closely with the client,
especially those with whom he had
previously worked, incorporating the
genius loci. As such, every object
engages in a form of dialogue with
certain elements of the home: enlarged
photographs, a particular aspect of
Turin, a specific detail within
the space.
Each piece of furnishing thus forms
part of a figurative narration, with
the architect serving as director,
playwright, and actor.
Prof. Pier Paolo Peruccio
La figura di Carlo Mollino (1905-1973)
è conosciuta e ampiamente studiata,
oggi. Non era così nel 1981 quando
Aurelio Zanotta decise di produrre una
sedia alpina, Fenis, in legno massello
progettata dall’architetto torinese per
il suo ufficio al Castello del Valentino,
sede del Politecnico di Torino di cui,
dal 1953, è stato Professore Ordinario
di Composizione Architettonica e,
successivamente, Direttore dell’omonimo
Istituto.
Fenis si presenta con forme scultoree
di matrice vernacolare, una scelta
progettuale che se alla fine degli anni
Cinquanta è parsa quasi anacronistica,
all’inizio degli anni Ottanta ha
continuato a sprigionare, travalicando
il tempo, tutto il suo carattere
onirico e immaginifico. Il disegno
di Carlo Mollino si fa generatore di
forme zoomorfe, linee anatomiche che
s’incurvano disegnando arabeschi,
traiettorie sinuose come quelle lasciate
dagli sci sulla neve o dagli aerei
acrobatici nel cielo. Ed è proprio a
questa attualità senza tempo che Zanotta,
dopo quasi 40 anni, continua a rendere
omaggio.
L’attività di Mollino designer si può
comprendere solo attraverso una lettura
ampia, che dal lavoro degli ebanisti e
degli artigiani sia in grado di guardare
alla relazione stretta con la committenza,
e in particolare alle famiglie per le
quali progetta, e al genius loci. Così ogni
oggetto può dialogare con alcuni elementi
dell’ambientazione, con ingrandimenti
fotografici, con una particolare vista
prospettica di Torino, con una specifica
parete attrezzata. Con alcune peculiarità
specifiche, ma non con tutte.
Ogni arredo, pertanto, è parte di una
narrazione figurativa di cui l’architetto è
abile sceneggiatore, regista e interprete.
Prof. Pier Paolo Peruccio