Why, fifty years later,

Superstudio is still so relevant

“Monumento Continuo, the journey of architecture throughout the world. A long algid snake with a stereometry enhanced by an elementary chequering which was an immediate outstanding success precisely

because it was absolutely beautiful, absolutely neutral and in it everyone could see their ideas reflected freely”

The short but intense story of Superstudio left its mark on

the history of architecture and affected the biggest names

in contemporary leading figures, from Rem Koolhaas to

Zaha Hadid or Arata Isozaki. So how did a group that voiced

a mostly theoretical thought on the role of architecture and

design manage to become legendary and convey such a

profound and topical imprint today?

Collective thinking

As mentioned earlier, the strength and the importance of

Superstudio lies in its collective and interdisciplinary ap-

proach, capable of expressing a creative and imaginary

thought conveyed through various media, borrowed from

other expressive fields. So a performance, a film, an urban

intervention, a collage, a manifesto, an installation thus be-

come the ‘toolbox’ to create new scenarios and new ways of

understanding architecture and design, through the intro-

duction of provocative and anomalous objects in space. A

very similar operation to that carried out by the artistic van-

guard of the early 20

th

Century, whose legacy Superstudio

in some way considers itself to embody.

Image is everything

The middle of the Sixties marks a crisis for modernism with

all its political, social and cultural repercussions. Even Ital-

ian design is called into question. Up until that time, it had

been linked to industrialisation and to satisfying the needs

induced by the Boom society. Superstudio criticises func-

tionalist design at its core, enslaved to the economic log-

ics of capitalism.

“Modern furniture looks like a massive race (to

show off in your living room, to shop in mag-

azines) towards the most beautiful, the new-

est, the most functional. Getting there howev-

er doesn’t matter if the race is wrong.”6

Superstudio lies outside the race, instead investigating

the relationship between representation and criticism of

the system.

“Functionalism is not an issue to refute — or

worse to attenuate — but rather to represent

and, this way, to overcome.”7

It does so, for instance, by strongly asserting the funda-

mental relationship between an object and its image, be-

tween art and architecture. Indeed, the latter constitutes a

need but also a value to investigate, aesthetic and symbol-

ic in itself. An anticipation of what happens these days: our

first impact with an architectural project occurs through

images, the rendering; the representation, in fact, of what

will only actually be built and introduced in the space sub-

sequently. Indeed, if you look carefully, these days every-

thing we choose today is influenced by its representation,

its storytelling. Design, before being a drawing, is first and

foremost a form of storytelling, it is the story of the object.

The real product is therefore the image of the object, and

Superstudio understood this before and better than others.

Superarchitecture, Supersuperficie and the Istogrammi:

the ABC of Superstudio

To escape from the landscape of domestic architectures

created by consumerism that continuously leads to new

needs and desires, for Superstudio all there is is Super-

architecture: a “global project” that begins with a neutral

surface in laminate, a material that is completely devoid of

building traditions8 and therefore the ideal research tool. It

is the Neutral Surface, a chequered space that is free from

any cultural conditioning. The idea of a universal design that

can provide an answer to the real needs of a society. Shape

is no longer linked to rationality but it assumes a new emo-

tional and cognitive intent. And — released from functional

qualities — it turns into a series of pure “quantities”, of neu-

tral and multifarious modules that can adapt to any context

La breve ma intensissima vicenda di Superstudio ha se-

gnato la storia dell’architettura e influenzato i più bei nomi

del gotha contemporaneo, da Rem Koolhaas a Zaha

Hadid o Arata Isozaki. Ma come ha fatto un gruppo che ha

portato avanti una riflessione teorica sul ruolo dell’archi-

tettura e del design a diventare leggendario e a trasmette-

re un’impronta ancora oggi così profonda e attuale?

Pensiero plurale

La forza e l’importanza di Superstudio nasce, come già

detto, dal suo approccio collettivo e interdisciplinare,

in grado di esprimere un pensiero creativo e immaginifico

restituito attraverso media differenti, presi in prestito

da altri ambiti espressivi. La performance, il film, l’interven-

to urbano, il collage, il manifesto, l’installazione diventano

così la ‘cassetta degli attrezzi’ per realizzare nuovi scenari

e nuovi modi di intendere l’architettura e il design, attra-

verso l’immissione di oggetti provocatori e anomali nello

spazio. Un’operazione molto simile a quella effettuata

dalle avanguardie artistiche del primo Novecento, delle

quali Superstudio si considera in qualche modo l’erede.

L’immagine è tutto

La metà degli anni ‘60 segna una crisi del modernismo in

tutti i suoi risvolti politici, sociali, culturali. Viene messo

in discussione anche il design italiano, fino a quel momen-

to legato all’industrializzazione e alla soddisfazione dei

bisogni indotti dalla società del Boom. Superstudio critica

alla radice il design funzionalista, asservito alle logiche

economiche del capitalismo.

“L’arredamento moderno sembra una grande

corsa (di mostra in salone, di negozio in rivi-

sta) verso il più bello, il più nuovo, il più funzio-

nale. Ma arrivare prima o dopo non importa

se la corsa è sbagliata.”6

Superstudio si pone fuori dalla gara, indagando invece il

rapporto fra rappresentazione e critica del sistema.

“Il funzionalismo non è un discorso da rifiutare

— o peggio da attenuare — ma da rappre-

sentare e, in questo modo, superare.”7

E lo fa, ad esempio, affermando con forza il rapporto fon-

damentale tra un oggetto e la sua immagine, tra arte e

architettura. Quest’ultima rappresenta infatti un bisogno

ma anche un valore di indagine, estetico e simbolico in

sé. Anticipazione di ciò che avviene oggi: il nostro primo

impatto con un progetto architettonico passa attraverso

le immagini, il rendering; la raffigurazione, appunto, di ciò

che solo dopo verrà costruito realmente e inserito nello

spazio. Anzi, a ben guardare, ormai tutto ciò che scegliamo

oggi è influenzato dalla sua rappresentazione, il suo

storytelling. Il design, prima di essere disegno, è anzitutto

una forma di racconto, è la storia dell’oggetto. Il vero pro-

dotto è quindi l’immagine dell’oggetto, e Superstudio lo ha

capito prima e meglio degli altri.

Superarchitettura, Supersuperficie e Istogrammi:

l’ABC del Superstudio

Per fuggire dal paesaggio di architetture domestiche cre-

ato dal consumismo e che induce continuamente nuovi

bisogni e desideri, per Superstudio non c’è che la Superar-

chitettura: un “progetto globale” che inizia da un piano

neutro in laminato, materiale completamente privo di tra-

dizioni costruttive8 e quindi ideale strumento di ricerca.

È la Superficie Neutra, uno spazio quadrettato libero da

qualsiasi condizionamento culturale. L’idea è che un

design neutro e universale possa dare una risposta ai reali

bisogni della società. La forma non è più legata alla razio-

nalità ma assume un nuovo intento emotivo e conoscitivo.

E — liberata dalle qualità funzionali — si trasforma in una

serie di pure “quantità”, di moduli neutri e trasversali adat-

tabili a ogni contesto ed esigenza.

Del perché, cinquant’anni dopo,

Superstudio sia ancora così attuale

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Quaderna 50°

Designed by Superstudio, 1972

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A Chequered World

Zanotta